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que' terreni le tempestose nuvole lampeggianti, o almen sento solamente il dolor della compassione, che ha sempre qualche cosa di dolce, non quello del minacciato interesse, che sol composto è d'amaro?

Certamente tanto bella è una campagna, quanto il Sole vi percuote sopra. Quando il cielo è di nubi coperto, tutti gli oggetti sembran confusi, e come sovra il piano medesimo: esca il Sole, e vedrai tosto profondarsi le valli, ergersi le colline, distaccarsi le rupi, e indorarsi qua e là de' prati il verde e de' boschi; mentre saettando la viva luce que' torrenti e que' rivi, che prima non si vedeano, pare che facciali uscire allor dalla terra, e che non solamente gl'illumini, ma li produca. I tuoi campi abbisognan dunque del Sole, non solamente per esser fertili, ma ancora per parer belli. Ma se goder non sai, che di ciò che è veramente tuo, ti converrà dunque, per godere della campagna, comperare il Sole? E pure io intesi dire a molti, che la villa non piace a loro,

se non quanto stanno nelle lor terre. È questo il discorso dell'avarizia, o della stupidità? Dell'una e dell'altra: poichè costoro così volentieri și trovano tra le risaje d'una pianura uniforme e morta, come in cima della più fresca e più ridente collina. O Natura, che pur creasti quest' anime, perdona a lor quel metallo, di cui le creasti.

Ma son veramente nel Mondo anime così dure, che la tua beltà, o Natura, punto non le commuova? Se agli uomini tutti l'occhio tu fabbrichi di maniera ch'entri dolcemente in esso il verde e l'azzurro dell'immensa tua veste, perchè non volesti una pari relazion generare tra il senso interiore, e sè stessa, tra il lor cuore, e la bellezza tua? Trista cosa a pensare, che il piano ed il colle, le selve e l'acque, i fiori e le rupi abbiano a passare inutilmente innanzi agli occhi d'un uomo vivo: ch'egli non sia mai desto, quando nasce il Sole, e desto egli dorma, quando tramonta; e che a lui non piaccia la Luna, se non perchè gli scusa una lampada;

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e niente a lui dica, mai niente, la stelleggiata volta notturna. Poco avido di que' beni, dietro cui sospirano tanti, io pago sarò, che tu m'abbia, o Natura, conformato in guisa, ch'io possa non dico dipingerti: perchè quale è la fantasia che a ciò basti? o qual linguaggio ha parole così fresche, così colorate, così lucide, che se ne contenti la fantasia? ma ch'io possa ammirare, e sentir nel fondo dell' anima la sacra e non esprimibile tua beltà.

Pane egeo, jam mellitis potiore placentis. ORAZIO. ep. x. lib. 1.

Niccolò Perotti di Sasso-Ferrato, uno de'

più illustri Letterati del secolo decimoquinto, godea d'una sua villa deliziosa molto, ch' ei chiamava Fuggi-cura. Così fu giustamente detto Posilipo, cioè Cessa-affanni, come suona la voce Greca Παυσίλυπος, quel colle bellissimo presso a Napoli. Ma non sembra egli, che il gran Federico dalla Fuggi-cura di Niccolò avesse tolto il nome del suo celebre Sans-souci? Non voglio io già rassomigliarmi a tai personaggi: ma una simile denominazione converrebbe a questa mia villa, e forse anche meglio. Perchè, quanto al Sans-souci, chi può creder placido costantemente e tranquillo il giorno d'un Re? Non sarebbe più falso il dire, che v’ha un mare senza burrasche. Rispetto poi alla Fuggi-cura, sappiam che il Perotti fu sem

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pre avvolto in affari, fu Governator dell'Umbria, di Spoleti, e di Perugia, ed Arcivescovo di Manfredonia, e tutto ciò non è senza molti pensieri; e forse pensiero eragli tormentoso quel detto del Cardinal Bessarione, di cui fu conclavista dopo la morte di Papa Paolo secondo, ed a cui si crede avess'egli innocentemente fatto mancare il Papato : per la diligenza tua a contrattempo, hai tolto a me la Tiara, e a te stesso il Cappello. Non sono questi gli elementi, di cui la pace dell'anima si compone.

Più tranquillamente si dee credere, che se ne stesse nella sua villa di Codevico quel celebre Luigi Cornaro. La vita sobria, che a ristabilirmi in salute io conduco qui, e della quale ciascun sa ch'egli scrisse, mi rende ancor più cara la memoria di quel degno uomo. Nè già l'uomo, come troppo spesso veggiamo, era diverso dallo scrittore: fu temperantissimo. Cibavasi quattro volte il giorno, ma non andava al di là delle dodici oncie, come nel bere le quattordici di vino

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