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tabile Autore a me sembrano degnissime della stampa. Sapete ch' egli compose questi Versi l'anno 1785 nella sua amena solitudine di Avesa, e in tempo che una scomposta salute minacciava non leggermente, benchè di lontano, i suoi giorni. Egli avrà fatto de' versi più robusti e più dotti; ma di più patetici, di più soavi, di più secondo il mio cuore e il mio gusto non ne fece egli certo. Troverete sparsa in più luoghi quella dolce melanconia, che tanto a me piace, espresso in altri l'affetto più nobile e puro, e spesso le pitture campestri tramezzate dalle riflessioni morali naturalissimamente; oltre la sodezza del pensare, e l'eleganza dello stile, così pro

prie di lui l'una e l'altra. In una parola son certa che voi apprezzerete tal dono, e che gli altri mi sapran grado, ch' io vel faccia colle stampe piuttosto, che in altra maniera. Ma non voglio trattenervi più lungamente dal passare a gustarlo; non voglio far questa volta ciò che far soglio sì spesso e si volentieri; parlarvi cioè della vostra bellezza, della grazia, della modestia, e di quel vostro cuore così gentile e ben fatto. Possiate, amabilissima Amica, malgrado sì pericolose qualità, viver sempre felice, dal che dipende in grandissima parte la stessa felicità mia.

Verona 10 Gennajo 1788.

LA SOLITUDINE.

Pien d'un caro pensier, che mi rapiva,

Giunto io mi vidi ove sorgean d'antica
Magion gli avanzi su deserta riva.

Cinge le mura intorno alta l'ortica,
E tra le vie della cornice infranta
L'arbusto fischia, e tremola la spica.

Scherza in cima la vite, o ad altra pianta In giù cadendo si congiunge e allaccia, E di ghirlande il nudo sasso ammanta :

E con verde di musco estinta faccia Sculto Nume qui giace, e l'umil rovo Là gran pilastro rovesciato abbraccia.

M' arresto; e poi tra la folt' erba movo:
Troppo di cardo o spina al piè non cale
E nel vóto palagio ecco mi trovo.

Stillan le volte, e per I'
aperte sale
Passa ululando l' Aquilon, nè tace
Nel cavo sen dell' ozïose scale.

E pender dalle travi odo loquace
Nido, entro cui tenera madre stassi
I frutti del suo amor covando in pace.
Quindi sul campo con gli erranti passi,
Per via diversa dalla prima, io torno.
Veggo persona tra i cespugli e i sassi,
Sedea sovra il maggior masso, che un giorno
Sorse nobil metà d'alta colonna:
Abbarbicata or gli è l' edera intorno.

M' appresso; ed era ossequïabil Donna: Scendea sul petto il crine in due diviso, E bianca la copria semplice gonna .

Par che lo sguardo al ciel rivolto e fiso Nelle nubi si pasca, e tutta pósi

L'alma rapita nel beato viso.

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