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do amante, ch'esser lo veggiamo poeta caldo? Chi veder non vuole a Grotta Ferrata le poche reliquie della Toscolana di Cicerone, che in oltre avea la Formiana, la Cumana, la Pozzuolana, e la Pompejana di tutte più celebre per gran portico e bosco, e quasi dalle questioni Accademiche consecrata? E quella d'Orazio nella Sabina? E quella di Catullo fuor della porta Valeria? Lascio quella di Marziale, le due del giovane Plinio, le tante di Seneca, e d'altri, che lunghissimo sarebbe il citar solamente; per non dir di Lucullo, che passò gran parte della vita tra i villerecci diletti, scrivendo i commentarj delle sue guerre, tornato che fu vincitore dall' Asia, e coltivando il ciliegio, che recato n'avea, parte la più innocente e più bella del suo trionfo.

Al risorger delle lettere, e delle arti questo genio ancora rinacque: ma benchè descritto si trovi non volgar giardino nella terza Giornata del Decamerone, e meglio

si cominciasse ad abbellir le ville nel quattrocento, sembra nondimeno che prima tra le moderne più signorili fosse quella di Bagnaja presso Viterbo, cominciata nell'anno 1511, e da Francesco Gambara Cardinale a fine condotta. Poi sorse in Tivoli la famosa villa Estense, ed appresso le altre, che sono a Roma, o poco fuori di Roma. Ma gl'Italiani, a dir vero, non sembrano al presente far conto grande di questi piaceri eruditi e tranquilli; ed avvenne anche in ciò, che promosso sia meglio dalle altre nazioni quel che da noi fu a loro insegnato. In Francia certo, e in Germania non è unicamente per raccoglier l'entrate, e riscontrar le partite col Castaldo, che si va in campagna; a nulla dire dell'Inghilterra, che ci offre anche in questo un'immagine della Romana grandezza, e creò un nuovo genere in que' suoi Parchi, a imitazion de' quali quel solo abbiamo in Italia, ch' io sappia, del Senator Lomellini nel Genovesato; genere per altro non così nuovo se

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condo alcuni, che non si praticasse già nella Cina. *

È degno d'osservazione il vedere nella maggior civile raffinatezza più grande l'amore della solitudine e della villa. Certo se gli uomini nascessero ancora e vivesser ne' campi, molto men viva sarebbe l'impressione in lor fatta da uno spettacolo, che nella stessa continuazion sua perderebbe della sua forza. Ma quanto più s'allontanano dalla natura, e ristretti nelle città si fabbricano i bisogni più inutili, e dietro ai più falsi beni si struggono, tanto più, quella di tempo in tempo a sè richiamandoli, risvegliasi in loro una invincibile ne

* Vidi solamente alcuni anni appresso bel giardino Inglese a Caserta. Altri ne ha ora l'Italia, che sono più o meno secondo la maniera Inglese; ma io conosco sol quello de' Picinardi non lungi di Cremona, ove non so che cosa io abbia ammirato più, se la bellezza del giardino medesimo, o l'ospitalità degli amabili suoi signori di cui par nobile fratrum con tutta verità si può dire.

cessità di respirar l'aria aperta, di riposar gli occhi su la verdura, e di godere di quella pace, che le cure cittadinesche rendon più desiderabile e più gradita. La stessa coltura della mente fa scoprire, o gustar meglio molte bellezze, che inosservate si rimarrebbero, o non degnamente assaporate nella primitiva rozzezza. Mi piace questo ruscello, m'innamora quel prato; ma certamente i versi di quello spirito raro d' Orazio, i versi di quell'incomparabile anima di Virgilio mi fan mormorare più dolcemente il ruscello, mi fan verdeggiare il prato più frescamente. E diciamo anche, che il prato e il ruscello ci rendono alla lor volta più belli ancora i versi d'Orazio e Virgilio come i paeselli dipinti c'insegnano a gustar meglio gli originali, e gli originali con debita ricompensa i paeselli dipinti .

Certo io perderei molto ne' miei diletti campestri, s'ogni rimembranza io perdessi della città. Sia pur meco la memoria del

seliciato di quelle strade, e della polvere, che ingombra quell'atmosfera, quando io premo

L'erbetta verde, e i fior di color mille, e beo quest' aria pura e balsamica; meco la memoria di quelle case uniformi e triste, che i raggi ripercuotono del Sol cocente, quando veggo questi dipinti colli, onde l'aure più fresche son ripercosse; dello strepito de' cocchi e della moltitudine, quando sento mugghiar la valle, o belar la collina, il canto dell' usignuolo melanconico, o quel dell'allegra contadinella. Che dirò di quegli spettacoli teatrali, l'insufficienza de'quali è abbastanza trovata dalla disattenzione di chi v'interviene, non che dalla forma de' teatri stessi al conversare ordinati più che ad altra cosa? Che dirò di quelle adunanze di frivolezza piene e d'insipidità, o composte d'uomini che son fatti per fuggirsi l'un l'altro, ed ove il timor d'offendere l'altrui opinione ti soffoca le parole in gola e i pensieri? Ah val bene assai più un'ora, una

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