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Di tali strumenti, che gl'Italiani non così pregiano come gl' Inglesi, e ch'io infinitamente amo, puoi sentirne uno in questa chiesa assai buono, e molto più grato delle voci nasali, monotone, e con lo strascico, onde recitano quelle ottime Religiose i mattutini lor salmi.

La casa, ch'è piuttosto grande, ebbe in pochissimo tempo destini diversi. Fu già de' padri Gesuiti, che ci venivano a villeggiare, e a dare degli esercizj spirituali con quell'illuminato zelo, ch'era di loro: il celebre Bettinelli, che avea il carico delle meditazioni, scrisse qui buona parte delle sue bellissime opere. Convertiva i giovani a Dio nella chiesa, e all' arti belle e al buon gusto nella sua stanza. Appresso la tenne per alcun tempo una famiglia Inglese, che s'invaghi, passando per Verona, di queste colline: non potrebbesi dire abbastanza delle opere pie che vi fece, e delle sparse beneficenze nella parte più povera del contorno. Io stesso sentii benedirla più volte, e

parlai con persone da lei provvedute di letto, di fasce pe' loro bambini, ed anche, quel ch'è più raro ne' gran Signori, di amorevoli e confortanti parole. In questa casa soggiornò ancora un fratello di Re, cioè il Duca di Clocester, al quale utilissima fu nell'ostinato male, che affliggevalo allora, l'aria ottima, che qui spira, e che, ripercossa da questi colli, induce nelle stanze anche ai mesi più caldi un'autunnale freschezza.

Alcuni potrebber dire, che là non si può avere il sapor vero della solitudine, donde scorgesi la città: ma mostrerebbero, così dicendo, non conoscer punto la forza de' contrasti, e l'effetto indubitabile, che ne deriva. Parmi essere nel caso, di cui parla Lucrezio: parmi veder navi in travaglio; e non che l'altrui male mi piaccia, ma veder mi piace da questo porto cittadinesche tempeste, da cui sono in salvo. Così su le montagne più alte, e in un'aria serena e tranquilla, con diletto mi veggo radunarsi le nuvole sotto i piedi, e formarsi il fulmine e la gragnuola.

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de' sensi, ch'io gusto, benchè scossi molto piacevolmente: ma in quell'odore io veggo come una descrizion compendiosa ed energica di tutte le delizie della campagna. Se qualche mattina il canto degli augelletti più forte del solito mi risveglia, quel ch'io non vorrei che per altra cagione accadesse, non è già quel canto che allora mi piaccia, ma veggo quasi epilogata in esso la piacevol giornata, che passar dovrò. Tanto piace all'anima l'essere avvisata improvvisamente, e d'ogni cosa in un solo istante!

Potrebbon credere alcuni, ch'io, giunto qua, volessi tosto sapere a chi appartenesse l'una o l'altra casa, che mi s'offeriva agli occhi, e questo o quello domandassi delle strade, onde non ismarrirmi nelle mie passeggiate ch' io desiderassi di conoscer subito la faccia del luogo. Ogni altra cosa più, che questo, io desiderava. Nè Colombo quando scoperse l'America, nè il Capitano Cook, nè alcun altro celebre navigatore al trovare una sconosciuta isola fu così

lieto, come io d'un nuovo sentiero: è per me come aver trovato un piacer nuovo, che m'abbellisce ancor più il soggiorno da me scelto, e lusinga il mio amor proprio, giustificando con una ragion di più la mia scelta.

Trovato il nuovo sentiero, io v'entro subitamente o a piedi, o ch'io sia a cavallo, e lo seguo fin dove mi guida. Quanto è dolce il dire in un bel luogo riposto e selvaggio: Forse nessun occhio osservatore penetrò sin qua! Mi perdo talvolta, nè però, se incontro persona, richiedola della via, non volendo privarmi d' un altro piacer grandissimo, quando dopo molti rivolgimenti io riesco in parte già nota, donde assai lieto, non monta se per tempo, o al tardi, a casa io ritorno. Quanto alle case di campagna, cosa ingratissima colui mi farebbe, che il nome mi dicesse de' Signori di quelle. Chi mi vieta, non sapendolo, di pensare, che alberghino là cortesissimi uomini, e donzelle modeste non men che

e

belle, virtuose non men che accorte? e albergandovi, perchè non le incontrerò io alcuna volta ne' miei passeggi? Sarà di Ninfa il lor passo, sarà di Musa la voce loro; e quanto con la memoria di quello, e di questa non rallegrerò io qualche momento men sereno della mia solitudine, quando ruit arduus æther, Et pluvia ingenti sata læta, boumque labores Diluit?

Veggo un torrente: niun mi dica donde viene, e sin dove giunge. E che è mai dietro a quel colle? O ch'io nol sappia, o voglio chiarirmene io stesso. Se la mia vista fosse così acuta e possente, che, veggendo una montagna, io scorgessi ogni suo boschetto, ogni vallicella, ogni grotta, mal mi saprebbe della mia vista, per cui non gusterei più il diletto della maraviglia all'improvviso trovare d'un fresco e verdeggiante asilo per quella montagna. Quel bosco io mi guarderò bene dall' aggirarlo tutto, e dal conoscerne ogni parte interna,

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