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VI.

Dunque i bei dì fuggiro?

lo Primavera ovunque

Volgo le ciglia dunque,

Fuor che in me stesso, or miro?

Ragion, con te m'adiro:

Quel volator selvaggio

Canta, e non sente affanno,

Che tolto gli abbia un anno

Il ritornato Maggio.

VII.

Del tempo ancor non giunto,
Di quel per sempre scorso
Nè tema, nè rimorso

Lo tiranneggia punto.
D'amico, o di congiunto
Nell'imbianchito crine,

Nel viso trasformato

Non legge il proprio fato,

Non legge il proprio fine.

VIII.

Ma tal meco rampogna

Usa un pensier: Son questi

Gli affetti alti ed onesti,
A cui tuo spirto agogna?
Deh gli occhi util vergogna
Ti schiuda, e le Compagne
Riguarda omai di quella
Bellissima Donzella,

Che ora da te si piagne.

IX.

Una di queste getta

Qua e là gli sguardi ognora,
Muta spesso dimora,

Ed Incostanza è detta.

Vedi quell'altra? In fretta

Tutto far suol, nè, come

Su la mal nota strada

Pianti il suo piè, mai bada,
Ed Imprudenza ha nome.

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X.

Ah tolgano le stelle,
Che, partita la Diva,
Teco su questa riva
Rimangano le Ancelle.
Tutte l'età son belle:
E la Saggezza vera
Gode, benchè sul crine
Biancheggino le brine,

Gioconda Primavera.

LE QUATTRO PARTI

DEL

GIORNO.

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